Il presente periodo storico è foriero di situazioni e condizioni di vita inaspettate e radicali in termini di stili e abitudini. La pandemia, le guerre, le limitazioni e i conseguenti schieramenti, che inevitabilmente si sono formati, hanno realmente diviso l’umanità in diverse fazioni contrapposte e spesso belligeranti fra di loro. La polarità d’altronde appartiene all’essere umano che deve necessariamente scegliere fra bene e male, buono o cattivo in quanto la sua natura è quella di identificarsi con qualcosa, una idea, un pensiero, una persona, per sentirsi “vivo”.
La massa aderisce alle mode, ai partiti politici, alle ideologie come una entità unica, un po’ come quegli stormi di uccelli che nel cielo disegnano delle coreografie perfettamente coordinati, ma certamente non trasmette la stessa grazia e magnificenza.
La radice di questo atteggiamento la possiamo trovare nella facile manipolabilità dell’essere umano e nella necessità di questo di aderire ad un gruppo (un tempo si parlava di tribù) per esigenze di sopravvivenza che oggi ha preso le sembianze di desiderio di riconoscimento, paura di rimanere da soli, pigrizia o, per utilizzare un termine a noi caro, per il sonno, perché l’essere umano è addormentato.
E’ molto più facile aderire ad un gruppo e lasciar decidere altri per noi e per tutti, non ci si assumono responsabilità e si può continuare a badare al proprio orticello senza la paura di venir disturbati dal proprio status quo.
Pochi, ma oggi sempre più, cominciano a sviluppare un nuovo atteggiamento, iniziano a rendersi conto che questa realtà, proprio per come questa si sta dipingendo intorno a noi in questi ultimi tempi, è qualcosa da cui fuggire.
Il pensiero unico, mainstream, a cui aderire per non essere buttati fuori dal “gruppo” comincia ad andare stretto e forse si intravedono le pareti della prigione in cui si trova l’essere umano.
E questa prigione va ricercata ancora più profondamente perché la società di oggi è il culmine di atteggiamenti e modalità che trovano la loro ragione d’essere nel profondo di ogni singolo essere umano.
Se partiamo dal presupposto che l’essere umano ha una serie circoscritta di risposte, di reazioni agli eventi esterni, che sono sempre quelli qualunque sia la situazione in cui si trovi, allora le sue prospettive evolutive, se lasciato a sé stesso, non potranno che giungere sempre allo stesso punto, o al medesimo ventaglio di possibilità limitate.
Con la conferenza sui “Tipi planetari”, proviamo a mostrarvi come questo presupposto sia la condizione di partenza di ogni essere umano, e questa situazione di fatto rappresenti la “prigione” in cui ognuno di noi viene rinchiuso non appena mette piede in questa dimensione.
Il gioco dell’uomo allora, per chi ovviamente sente il bisogno di giocare, diviene innanzitutto quello di rendersi conto di dove si trova, quindi di capire le regole del gioco e infine di individuare quali strumenti ha a disposizione per trasformare le proprie vicissitudini, i propri malesseri in veri e propri superpoteri, strumenti di risveglio e rinascita interiori.
E’ un percorso di conoscenza in cui provare a vedere con occhi nuovi quello che si è sempre visto da una certa angolazione, per trovare la radice dei propri attaccamenti, delle proprie reazioni e atteggiamenti e non subirli più meccanicamente, ma utilizzarli intenzionalmente per la propria liberazione.