Il Solstizio, preso dal termine latino che significa “il sole rimane immobile”, è considerato il vero Capodanno, dal punto di vista astronomico oltre che spirituale.
In quest’epoca assistiamo simultaneamente alla morte e alla rinascita del Dio – Sole, rappresentata dal giorno più corto e dalla notte più lunga dell’anno. Da questo momento in poi la forza e l’energia del sole aumentano gradualmente, di pari passo con le ore di luce del giorno.
Yule è il primo Sabbat della Ruota dell’anno (se si considera che con Samhain il cerchio si chiude… capodanno celtico). Come per Ostara anche il nome Yule ha un’origine oscura che si fa risalire all’Europa settentrionale.
Presso i Celti questa festa aveva grandissima importanza e simboleggiava, come in quasi tutto il nostro emisfero, sì il culmine delle tenebre ma anche la loro sconfitta grazie alla nascita del Figlio della Luce, in altre parole il sole, l’energia Samos.
Se Litha è il momento del massimo splendore dell’energia Samos allo stesso tempo è anche l’inizio del suo declino; Yule è il momento che vede Giamos raggiungere il suo massimo grado ma, allo stesso tempo, vede anche rinascere la luce Samos che, dal 21 gennaio in poi cresce di un piè di gallo come dice un antico proverbio.
In quanto esseri diurni, noi umani diamo grandissima importanza alla presenza prolungata della luce. Istintivamente al buio ci sentiamo insicuri, in pericolo. Oggi abbiamo le luci artificiali ma pensate ai nostri antenati primitivi i quali, una volta calate le tenebre non erano più in grado di agire con la stessa prontezza e sicurezza dimostrata durante il giorno. A differenza di gatti, lupi, cani e rapaci notturni noi umani al buio diventiamo quasi ciechi, estremamente vulnerabili e disorientati. Questo ha determinato oltre ad una naturalissima e istintiva paura del buio anche che noi umani dessimo grande importanza all’inizio del buio ma, più al ritorno della luce. Accade così che il Solstizio abbia mantenuta intatta la sua importanza.
Yule non è, come altri Sabbat un festival del fuoco, bensì delle luci. I protagonisti non sono i grandi falò ma candele, lanterne e lucine intermittenti simbolo, appunto, della luce che è appena nata e che va protetta, nutrita, difesa perché cresca e si manifesti nei grandi falò delle stagioni successive.
I doni portati ai bambini da un essere soprannaturale, sono un elemento costante nelle celebrazioni del Solstizio presso tutti i popoli.
Piante sacre e altri simboli
Non può ovviamente mancare l’Abete, se non riuscite a rinunciare all’abete vero assicuratevi che non abbia le radici tagliate questo non solo preserverà l’albero dalla morte ma anche il vostro portafogli, infatti, sebbene al momento spenderete un po’ di più non solo avrete l’albero anche il prossimo anno ma, una volta tolti gli addobbi vi resterà l’Asse del Mondo in balcone o in giardino e credetemi non è cosa da poco.
L’Albero non è l’unica pianta con la quale addobbare la casa, la Stella di Natale o altri fiori, sempre meglio veri, sono irrinunciabili: simbolo della Primavera i fiori nel contesto di Yule sono emblema della Luce che si annuncia, la promessa della fertilità, l’abbondanza e la benevolenza della Terra.
Non può ovviamente mancare il vischio, simbolo del Figlio della Luce, portatore di fortuna prosperità e protezione.
Anticamente i druidi coglievano il Vischio per Deuoriuos durante la prima settimana di Dicembre, all’incirca nel periodo in cui il Cristianesimo festeggia l’Immacolata Concezione, quindi ogni famiglia essiccava un mazzetto di Vischio e lo appendeva nelle case a scopo protettivo e beneaugurante.
Accanto al vischio, simbolo del solstizio in Europa è l’agrifoglio, pianta sempreverde spinosa che riunisce in sé i tre colori sacri presso i celti: il nero, in questo caso il verde scuro delle foglie, il bianco dei fiori e il rosso delle bacche. Le spine della pianta riportano la mente al sacrificio di sangue per la loro capacità di ferire, inoltre, presso i romani era usanza scambiarsi un rametto di agrifoglio come portafortuna.
Altri simboli sono certamente cervi, stelle ma anche simboli del freddo come i cristalli di ghiaccio che ci ricordano come il freddo non sia ancora passato, sebbene possiamo già cominciare a sperare, la lotta non è conclusa.
Prepariamo il Ramo di Yule
Questa tradizione ha origini norrene ed é affine a quella del tronco di Yule.
Qualche giorno prima di Yule recatevi in un bosco o in un parco e procuratevi un bel ramo. Come sempre, entrando nel bosco o nel parco, chiedete agli spiriti elementali che vi abitano che vi facciano dono di quanto vi occorre. Evitate di tagliare il ramo da un albero, a meno che non siate esperti e sappiate davvero quale ramo tagliare riducendo al minimo la sofferenza della pianta. Una volta ottenuto il vostro ramo ringraziate il bosco o il parco, un modo carino sarebbe quello di lasciare del cibo per gli animali che vi abitano.
Tornati a casa pulite il ramo, asciugatelo e decoratelo. Nel frattempo scrivete su dei bigliettini i vostri desideri.
Ricordate che quando si scrive qualcosa di magico é meglio che questo sia scritto su qualcosa o con qualcosa che abbia vibrazioni “vive”, armoniche e naturali, per questo vi consiglio di scrivere con dell’inchiostro, meglio se “magico” ed una piuma o almeno un calamaio. Se volete potete raccogliere i desideri dei vostri parenti e amici e decorare i bigliettini bruciacchiandone i bordi. Sconsiglio il glitter e altre decorazioni chimiche perché in seguito, bruciando, sprigionerebbero sostanze nocive nell’aria. Fate attenzione che fra i desideri ve ne sia qualcuno per la Madre Terra, qualcuno per coloro che amate e qualcuno per voi stessi.
Ora arrotolate i bigliettini, legateli e appendeteli al ramo ben decorato.